Quali conseguenze hanno avuto il rilascio nell’atmosfera di biossido di carbonio e degli altri gas serra, provenienti dai tubi di scarico, dalle ciminiere e dalla deforestazione? Secondo la relazione stilata nel 2007 dal gruppo scientifico per le Nazioni Unite, questi fattori dall’inizio del 900, hanno provocato un aumento della temperatura media sulla superficie della Terra di più di un grado Fahrenheit.
L’effetto serra è essenziale per la vita nel pianeta perché consente alla luce solare di raggiungere la terra e di riscaldare il pianeta. Ma il livello raggiunto negli ultimi anni a causa dello sviluppo incontrollato delle economie industriali nel pianeta ha provocato un’accelerazione del riscaldamento intollerabile. L’anidride carbonica nell’atmosfera raggiunge il doppio del livello del 1750. Le previsioni per il futuro? Se il processo va avanti, la temperatura globale potrebbe crescere in un centinaio di anni tra i 3,5 e gli 8 gradi Fahrenheit.
Fermare la deforestazione raffredderà il pianeta
La deforestazione produce tonnellate di CO2 nell’atmosfera. Fermare il disboscamento è la più veloce e conveniente soluzione per risolvere il problema del cambiamento climatico. L’accelerazione della distruzione delle foreste pluviali, provoca molti più danni dell’inquinamento causato dagli aerei dalle automobili dalle fabbriche.
I gas serra provocati dalla combustione delle foreste tropicali, sono così tanti che sono secondi solo a quelli provocati dal settore energetico. Probabilmente basterebbe un sistema di incentivi per fermare la deforestazione delle aree più importanti del pianeta e ridurre di ben il 25% i gas serra.
Secondo il rapporto Stern ed il rapporto McKinsey, le foreste offrono la migliore opportunità in rapporto costo-efficacia di immediata riduzione dell’emissione di carbonio. Allora perché i leader mondiali non prendono in considerazione questa crisi e non offrono un sistema di incentivi a paesi come l’Indonesia, il Brasile, il Congo, la Papua nuova Guinea e altri?
Deforestazione in Amazzonia, il dossier WWF
Ogni volta che un albero muore, viene rilasciata anidride carbonica nell’atmosfera: il Brasile è diventato uno dei maggiori produttori mondiali di gas serra. Il Brasile ha annunciato nel mese di dicembre un piano per ridurre la deforestazione della Foresta Amazzonica di oltre il 50% nei prossimi 10 anni. Il paese ha intenzione di ridurre la distruzione della foresta del 70% entro il 2018, dopo i dati del governo che confermavano una crescita del fenomeno del 3,8% rispetto al 2007.
Le preoccupazioni sono state confermate dal dossier WWF “Il circolo vizioso in Amazzonia: siccità e incendi nell’era del riscaldamento globale”, che ha fatto chiarezza sulle conseguenze che la vicenda ha per il clima a livello globale e per il Sud America. Se il piano per la salvaguardia dell’ambiente in Brasile non avrà successo, la distruzione della foresta potrebbe raggiungere il 55% entro il 2030 e la deforestazione rilascerà nell’atmosfera dai 55.5 ai 96.9 miliardi di tonnellate di CO2. Una quantità paragonabile a quella di più di due anni delle attuali emissioni globali di gas serra a livello planetario.
Stop agli incendi in Amazzonia
Ridurre l’80% delle emissioni di Co2 provocate dagli incendi per deforestare l’Amazzonia. E’ questo il primo grande obiettivo che si pone il Brasile in vista del vertice sul cambiamento climatico di Cophenagen. Il piano anti-inquinamento brasiliano che sarà presentato al summit non è ancora stato definito formalmente ma – ha precisato il ministro dell’Ambiente Carlos Minc – punterà sia a ridurre le emissioni dovute agli incendi sia al taglio dell’inquinamento prodotto del traffico auto e della produzione industriale.
Brasilia vuole però che tali obiettivi non siano un freno allo sviluppo economico del paese. Secondo il quotidiano O Globo, il Brasile è al quarto posto, su scala mondiale, nella classifica dei paesi più inquinanti, risultato dovuto per il 60% agli incendi provocati per disboscare immense aree dell’Amazzonia e trasformare tali terreni in pascoli o campi coltivabili per la soia e altri prodotti.
L’effetto serra? Si combatte con gli alberi artificiali
Una foresta di centomila alberi artificiali potrebbe, nell’arco dei prossimi dieci o venti anni, diventare una delle soluzioni al problema dell’effetto serra. E’ quanto affermano alcuni esperti di geoingegneria in un rapporto che identifica tre innovazioni tecnologiche, tutte a basso impatto ambientale, che potrebbero contribuire in futuro alla lotta contro i cambiamenti climatici. “Gli alberi artificiali sono già un prototipo e sono già avanzati dal punto di vista del design dell’automazione e dei componenti che verrebbero usati. Potrebbero, in un periodo relativamente breve, essere prodotti in massa e messi in funzione”, ha dichiarato Tim Fox, responsabile del rapporto, aggiungendo che gli alberi artificiali sarebbero in grado di catturare una quantità di anidride carbonica migliaia di volte superiore rispetto ad un albero vero.
Le altre due innovazioni identificate come pratiche dagli studiosi, membri dell’istituto britannico di ingegneria meccanica, sono dei fotobioreattori ad alghe – ovvero dei container trasparenti con dentro alghe in grado di rimuovere con la fotosintesi l’anidride carbonica dall’atmosfera – e l’installazione di tetti riflettenti sugli edifici in modo da respingere la luce ed il calore del sole.