L’impiego dei nematodi entomopatogeni è oggi riconosciuto come una delle soluzioni più efficaci per il controllo biologico dei parassiti in agricoltura. Si tratta di microrganismi del suolo appartenenti al phylum Nematoda, capaci di individuare e colpire selettivamente larve e insetti nocivi, grazie a un meccanismo basato sulla simbiosi con specifici batteri entomopatogeni. Questo approccio permette di eliminare i parassiti senza ricorrere a pesticidi chimici, tutelando la salute dell’ambiente, degli operatori agricoli e dei consumatori.
La loro efficacia si è dimostrata elevata in diversi contesti agricoli, dalle coltivazioni orticole ai vivai, dai frutteti fino alla difesa delle piante ornamentali. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Egyptian Journal of Biological Pest Control, Heterorhabditis bacteriophora e Steinernema feltiae hanno generato una mortalità del 72 % su larve di Pieris brassicae a concentrazioni standard. In altri studi condotti su Helicoverpa zea, il trattamento con S. adamsi ha raggiunto il 98 % di efficacia, confermando la potenza del metodo anche su specie difficili da controllare.
La capacità di agire in modo mirato, la riproduzione autonoma nel suolo e l’assenza di residui tossici rendono questa tecnica particolarmente adatta all’agricoltura biologica e ai sistemi di lotta integrata.
Meccanismo d’azione e biologia dei nematodi
Per comprendere appieno il funzionamento della lotta biologica è necessario analizzare la natura, le specie più utilizzate e il comportamento dei nematodi entomopatogeni.
Cos’è un nematode entomopatogeno
Un nematode entomopatogeno è un organismo microscopico, lungo circa 0,5–1 mm, che vive naturalmente nel suolo e si nutre di insetti durante il proprio stadio giovanile infettivo. Dopo aver trovato l’ospite, penetra al suo interno e rilascia batteri simbionti che lo uccidono in tempi rapidi. L’azione è altamente selettiva e non compromette né l’uomo né gli animali domestici.
Specie utilizzate in agricoltura biologica
Le specie più efficaci dal punto di vista agricolo appartengono ai generi Steinernema e Heterorhabditis. Le più impiegate sono:
-
Steinernema carpocapsae – attivo contro larve superficiali;
-
Steinernema feltiae – adatto a basse temperature;
-
Heterorhabditis bacteriophora – ideale per larve del terreno.
Queste specie sono presenti in commercio sotto forma di formulati pronti all’uso e compatibili con le tecniche biologiche certificate.
Ciclo vitale e modalità d’infezione
Il ciclo inizia quando le larve infettive (IJ) si muovono nel suolo alla ricerca di un ospite. Penetrano tramite orifizi naturali o la cuticola, rilasciano i batteri simbionti che, nel giro di poche ore, uccidono l’ospite. All’interno del corpo dell’insetto morto, i nematodi si riproducono e ne escono pronti a colpire nuove vittime. Questa autopropagazione può durare settimane in condizioni favorevoli.
Differenze tra nematodi endoparassiti e ectoparassiti
Nel contesto agronomico, i nematodi entomopatogeni sono esclusivamente endoparassiti obbligati: vivono all’interno del corpo dell’insetto ospite, dove svolgono l’intero ciclo riproduttivo. Non esistono applicazioni pratiche legate a nematodi ectoparassiti nel controllo biologico.
Fattori ambientali che influenzano l’efficacia
La riuscita di un trattamento dipende da molteplici condizioni ambientali che vanno valutate attentamente prima dell’intervento.
- Umidità e irrigazione del terreno – L’umidità è essenziale alla sopravvivenza e alla mobilità dei nematodi. Senza una sufficiente quantità di acqua nel terreno, la loro attività si riduce drasticamente. Un report scientifico ha dimostrato che la mortalità di S. carpocapsae su Spodoptera littoralis scende drasticamente con umidità relativa inferiore al 64 %, a cui seguono perdite di efficacia fino al 80 %. Per questo motivo si consiglia un’irrigazione prima e dopo il trattamento, in modo da mantenere l’umidità ideale per il movimento degli IJs.
- Temperature ottimali per l’attività biologica – I valori termici influenzano direttamente l’efficacia. Le temperature migliori variano dai 15 °C ai 28 °C. Al di sotto degli 8 °C l’attività rallenta, mentre oltre i 30 °C la vitalità si riduce. Alcune specie sono più tolleranti al freddo, altre più adatte a climi miti.
- Esposizione alla luce solare e fototossicità – I raggi UV sono letali per i nematodi. Applicazioni durante le ore centrali della giornata, con esposizione diretta, compromettono la sopravvivenza. È consigliabile effettuare i trattamenti al tramonto o nelle prime ore del mattino, accompagnandoli sempre a una protezione idrica.
- Durata e condizioni di conservazione – I nematodi devono essere conservati in ambienti freschi e bui, preferibilmente tra 4 e 10 °C. Il periodo di vitalità varia a seconda del prodotto: la maggior parte mantiene efficacia per 2–4 settimane. Agitazioni forti, esposizione al sole o essiccazione ne riducono l’efficacia.
Modalità e tecniche di applicazione
L’efficacia della lotta biologica con nematodi entomopatogeni dipende in larga misura da come vengono applicati. Ogni fase, dalla preparazione della sospensione alla distribuzione sul terreno o sulla pianta, influisce sulla sopravvivenza e sulla capacità infettiva dei nematodi. È fondamentale adattare le tecniche operative in base al tipo di coltura, al bersaglio da trattare, alla stagione e alle condizioni ambientali.
Applicazione in pieno campo e in serra
Nel pieno campo, i trattamenti con nematodi entomopatogeni vengono effettuati principalmente tramite irrorazione al suolo, utilizzando pompe manuali, impianti di fertirrigazione o semplici annaffiatoi, in base alla scala dell’intervento. In serra, l’ambiente controllato aiuta a mantenere le condizioni ideali di temperatura e umidità, facilitando la sopravvivenza e la diffusione dei nematodi nel terreno. È importante evitare l’uso di ugelli troppo stretti, che potrebbero danneggiarli, e intervenire nelle ore più fresche della giornata.
Chi vuole approfondire le modalità d’uso a livello domestico o hobbistico può consultare le indicazioni pubblicate da Dodogarden (vai al sito), con spiegazioni pratiche, target parassiti e istruzioni per orti, giardini e coltivazioni in piccolo spazio.
Trattamento fogliare: quando è utile
L’applicazione fogliare dei nematodi entomopatogeni è meno comune ma può essere efficace in alcuni casi specifici, come nel controllo di larve che svernano nei tronchi, nelle screpolature della corteccia o su foglie e fusti. È il caso, ad esempio, della Piralide del bosso o della Carpocapsa in alcune fasi del ciclo.
Per ottenere buoni risultati è necessario:
-
irrorare accuratamente le superfici delle piante, insistendo nelle zone dove possono essere presenti larve;
-
utilizzare una pressione moderata, evitando il danneggiamento dei nematodi;
-
mantenere l’umidità sulle superfici fogliari per almeno 4–6 ore, eventualmente coprendo le piante con teli ombreggianti se necessario;
-
evitare le ore centrali del giorno, per ridurre la degradazione da parte dei raggi UV.
In ambiente domestico, l’uso di irroratori a pompa manuale è sufficiente, mentre per applicazioni professionali si impiegano atomizzatori calibrati su bassi volumi.
Irrigazione post‑trattamento e penetrazione nel suolo
Una volta distribuita la sospensione contenente i nematodi, è essenziale eseguire un’irrigazione leggera con acqua pulita. Questo passaggio serve a:
-
trascinare i nematodi verso gli strati più profondi del terreno, dove si trovano le larve bersaglio;
-
evitare che restino esposti in superficie, dove luce, vento o disseccamento possono ridurne la vitalità;
-
mantenere costante l’umidità nei primi 3–5 cm del suolo per le 48 ore successive.
La penetrazione ideale è compresa tra i 2 e i 5 cm. In terreni molto compatti o argillosi, può essere utile un’irrigazione preparatoria per renderli più permeabili. Anche la presenza di sostanza organica nel suolo migliora la mobilità degli IJs (larve infettive).
Compatibilità con fertilizzanti e altri bioinsetticidi
I nematodi entomopatogeni sono compatibili con la maggior parte dei prodotti biologici, soprattutto quelli a base microbica o estratti vegetali. Sono generalmente incompatibili con:
-
fertilizzanti a pH troppo acido o troppo alcalino;
-
oli minerali e tensioattivi aggressivi;
-
fungicidi sistemici e alcuni insetticidi chimici, soprattutto organofosforici e piretroidi.
Prima di effettuare trattamenti combinati, è utile verificare il pH della soluzione, che deve restare tra 4 e 8,5. In caso di dubbio, meglio distanziare di almeno 48 ore l’uso di fitofarmaci potenzialmente tossici. Alcuni studi hanno rilevato che S. carpocapsae, se combinato con piretroidi, può subire una riduzione della vitalità fino al 38 % entro due giorni.
Errori comuni da evitare
Gli errori nella preparazione e nell’applicazione dei nematodi sono tra le principali cause di insuccesso. Tra i più frequenti:
-
conservazione inadeguata del prodotto, con perdita di vitalità;
-
uso di pompe o filtri troppo stretti;
-
applicazioni sotto il sole pieno, con rischio di fotodanneggiamento;
-
mancanza di irrigazione dopo il trattamento;
-
dosaggi errati rispetto alla superficie trattata o alla gravità dell’infestazione;
-
scarsa agitazione della miscela durante l’irrorazione, che porta alla concentrazione dei nematodi sul fondo del contenitore.
Anche l’utilizzo di acqua troppo fredda (< 10 °C) o troppo calda (> 30 °C) durante la diluizione può compromettere l’efficacia. Per ogni intervento è bene seguire le indicazioni del produttore e rispettare il periodo indicato per l’impiego.
Insetti bersaglio e campi di utilizzo
Uno studio condotto nel Parco del Ticino ha identificato nematodi entomopatogeni in circa il 25 % dei campioni di suolo, confermando la loro presenza naturale anche in Italia. I nematodi entomopatogeni agiscono efficacemente su molte specie fitofaghe, offrendo ampie possibilità d’uso.
Larve terricole (oziorrinco, maggiolino, popillia)
Le larve di coleotteri come oziorrinco, popillia japonica e maggiolino sono bersagli ideali. Vivono nel terreno e sono difficili da raggiungere con insetticidi chimici. I nematodi riescono a penetrarvi direttamente e ridurre rapidamente la popolazione infestante.
Insetti volanti come tignole e sciaridi
Gli stadi larvali di lepidotteri e ditteri, come tignole del melo e sciaridi, possono essere trattati efficacemente, soprattutto in fase iniziale. In ambienti protetti, il controllo risulta ancora più stabile.
Parassiti di orto, frutteto e tappeti erbosi
Negli orti i nematodi agiscono su larve di nottue, elateridi e agrotidi. Nei frutteti, sono usati contro larve terricole e svernanti. Nei tappeti erbosi, si applicano per combattere larve di coleotteri sotto il manto erboso.
Impiego su olivo, piante ornamentali e florovivaismo
In olivicoltura sono utili contro larve svernanti o di insetti del suolo. Nel settore ornamentale, combattono larve dannose per radici e colletto, senza interferire con piante sensibili.
Benefici ambientali e vantaggi agronomici
La lotta biologica con nematodi è una scelta che coniuga sostenibilità, efficacia e sicurezza.
- Nessun residuo tossico per uomo e animali – I trattamenti non lasciano residui, rendendo superfluo il tempo di carenza. Il prodotto è sicuro anche in presenza di bambini o animali.
- Impossibilità di sviluppare resistenze – L’azione meccanico-biologica dei nematodi non consente lo sviluppo di resistenze da parte dei parassiti, nemmeno dopo più generazioni.
- Sicurezza per insetti utili e api – I nematodi non danneggiano impollinatori né altri insetti benefici. Sono innocui per lombrichi, predatori e parassitoidi.
- Idoneità per agricoltura biologica e integrata – Rientrano nei disciplinari europei per agricoltura biologica e sono ammessi anche nei sistemi integrati e biodinamici.
Conclusioni
La lotta biologica con nematodi entomopatogeni rappresenta una strategia efficace, sicura e sostenibile per il controllo degli insetti dannosi, soprattutto nelle fasi larvali. Grazie alla loro specificità d’azione, all’assenza di residui e alla compatibilità con i metodi dell’agricoltura biologica e integrata, questi microrganismi offrono una valida alternativa ai trattamenti chimici, anche in contesti non professionali. Applicazioni corrette, condizioni ambientali favorevoli e scelta delle specie più adatte sono i fattori chiave per ottenere risultati concreti e duraturi.